Tanti dubbi e poche certezze: a Maranello si punti sulla voglia di aprire un ciclo di Fred Vasseur e sul talento indiscusso di Leclerc
Un risveglio amaro e difficile a Maranello. Nessuno vorrebbe essere Frederic Vasseur in questo momento, un uomo che già alla seconda gara si fa le prime domande: vale la pena davvero sviluppare quest’auto, se il massimo a cui si può ambire è un secondo o terzo posto nei costruttori? Come si sconfigge questa Red Bull?
Domande che logicamente faticano a trovare risposta: Ferrari è in crisi.
Non servono giri di parole per questa SF-23: una vettura che ha deluso tutti, l’ultima progettata dalla gestione Binotto, che è stata probabilmente la gestione più disastrosa e disonorevole dal nuovo millennio ad oggi della Ferrari.
A Maranello ci sono pochissime certezze, e quelle due certezze hanno nomi e cognomi.
Il primo è quello di Frederic Vasseur, uomo che ha in mente un piano ben preciso: fare piazza pulita e ricostruire da zero una squadra con un DNA perdente, sconfitta, nell’ordine dal 2008 ad oggi, da McLaren, Brawn GP, Red Bull, Mercedes e ora di nuovo Red Bull. L’obiettivo di Vasseur è costruire un Jean Todt 2.0, scegliendo gli uomini giusti e cercando di costruire una corazzata infermabile anno dopo anno.
La seconda certezza è Charles Leclerc: è ormai lampante a tutti quanto “il Predestinato” si sia caricato sulle spalle il peso del team a suon di giri veloci, sorpassi e qualche richiamo a voce alta (come con Xavier Marcos nell’occasione del sorpasso ad Hamilton sotto SC).
Ferrari ha i suoi leader in pista, che non sembrano due uomini pronti a gettare la spugna tanto facilmente: si riparta dal loro carisma e dalle loro idee, per costruire un ciclo vincente che manca dagli anni 2000-2004.
Fonte immagini: Scuderia Ferrari