Il Max Verstappen che conosciamo oggi è freddo, glaciale, senza emozioni e soprattutto spietato. Non lascia niente a nessuno, nemmeno le briciole.
Eppure per diventare così Max ci ha messo tanto tempo, ma soprattutto tanto impegno. Non si diventa così tanto freddi e distaccati per nulla, soprattutto se stai realizzando tutti i tuoi sogni uno ad uno e la tua fama è planetaria. Ci sono diversi momenti che hanno trasformato Super Max, e uno di questi è capitato proprio nel nostro Paese.
Siamo a Sarno, provincia di Salerno, e ci troviamo al Circuito Internazionale di Napoli.
Corre l’anno 2012 e si sta disputando la finale del Campionato del mondo di go-kart, dove Max arriva come super favorito. Nessuno sembra poter impensierire il 15enne olandese, a meno di un suo errore.
Sarà proprio lui a buttare via vittoria e titolo: mentre era secondo prova un sorpasso azzardatissimo, tanto da finire dritto nella ghiaia e gettare via ogni speranza di vittoria.
Jos Verstappen, papà di Max, è su tutte le furie. Manda direttamente lui (e non i commissari) a raccogliere il kart dalla ghiaia, pulirlo e trasportarlo fino alla pit-lane, dove Jos prenderà il piccolo mezzo e lo scaraventerà sul furgone. Finita qui? Macchè.
Jos accende il furgone e, al primo benzinaio, si ferma.
“Scendi Max. Non ti voglio più sentire, scendi immediatamente”. Max scende, il mezzo riparte: è stato abbandonato in mezzo alla strada, senza nessuno intorno, in una città del sud Italia.
Sarà poi la mamma una ventina di minuti più tardi a recuperarlo dalla strada: “Fu uno dei momenti più difficili della mia vita”, racconta Max, “papà non mi parlò per un’intera settimana. Un momento complicatissimo, ma maturai davvero molto da quel momento, fu una grande crescita”.
Dura, durissima la strada di Verstappen Jr. verso quello che è diventato oggi. Una posizione certo ora privilegiata, ma che è frutto di anni di sacrifici, momenti difficili ed anche umiliazioni, come quella appena raccontata.
