Pedro Acosta si racconta ai microfoni di Sandro Donato Grosso: “Mi sento cresciuto. Linguaggio colorito? Sono naturale”
Spontaneo, umile e velocissimo: Pedro Acosta, a soli 20 anni, è già uno dei principali volti della MotoGP. Un carattere da ragazzo, mixato con una mentalità da campione vero e un talento tra i più puri del panorama mondiale: lo spagnolo, vincitore del mondiale di Moto3 e Moto2, è pronto ora a conquistarsi la classe regina con i colori della KTM.
L’intervista a Pedro Acosta
Così esordisce ‘El Tiburon’, in una lunga intervista a Sandro Donato Grosso: “Mi sento cresciuto, ormai sono da quattro anni nel paddock. Da piccolino ero un piccolo bastardo (ride, ndr)… non ho fatto niente di male, ma qualche caz*ata mi piaceva farla. Crescendo, sono diventato più tranquillo…”
“La prima vittoria in Moto2 è stata stupenda, forse il mio momento migliore: in Moto3 è stato tutto velocissimo, all’inizio era tutto facile. In Moto2 invece ho sofferto molto, cadevo tanto: dopo che ho vinto quella gara, sono cresciuto molto.”
“Mia mamma da piccolo mi prendeva per le orecchie… papà lavorava molto, quindi a casa c’era lei. Senza di loro non sarebbe stato possibile arrivare non solo in MotoGP, ma nemmeno alla Rookies Cup: siamo sempre stati una famiglia con l’acqua alla gola, dopo il primo anno al CEV non avevamo più soldi e pensavamo fosse finita lì.”
Poi una parentesi sui suoi modi di fare, spesso senza peli sulla lingua: “Linguaggio colorito? Provo ad essere naturale, se non puoi essere come vuoi essere perchè caz*o dovresti essere qua?”
“KTM? Non è facile, devi crescere più veloce del naturale. Fare il lavoro per il team è difficile, a volte necessito di più tempo degli altri perchè mi manca l’esperienza. È un onore essere la priorità di KTM, ma penso che rispetto l’anno prossimo cambierà soltanto il colore della moto e della maglietta.”
“Gara più bella? Portimao è stata divertente, ma Austin è stata la migliore. Penso che la MotoGP non è facile quanto la Moto2, a volte è meglio andare più rilassato e continuare con lo stesso pacchetto. Siamo andati indietro per andare avanti: ora ci siamo ritrovati, ma siamo alla base di inizio anno.”
Acosta: “Vincere una necessità, Marquez-Ducati era una telenovela…”
“Vincere? Per me è una necessità. È un potere che ti permette di non perdere: arrivi ad un livello che ti senti come Superman, che non puoi perdere, perchè anche un secondo posto è un buon risultato in vista del mondiale.”
“La mia relazione con la KTM è come un matrimonio, è difficile per me pensare ad altro se non a loro. Penso che, prima di cambiare o pensare ad altro, farò cose belle con loro, hanno fatto tanto per me.”
“Marquez in Ducati? Sembrava come una telenovela. Un giorno era Marquez, un giorno Martin, un giorno Bastianini… aspettiamo l’anno prossimo per vedere lui e Pecco, difficile dire ora.”
Infine, la parentesi finale sul suo profilo Instagram e sulla sua vita sentimentale: “Le ragazze non mi scrivono su Instagram, male male… non ho la ragazza, ma meglio così, la vita di un pilota di MotoGP è molto difficile”, conclude Acosta.
Foto: Pedro Acosta