Quattro anni.
Era il 20 maggio 2019. A Montecarlo tutto è pronto per il Gran Premio più glamour dell’anno, quando il paddock viene stravolto da una notizia: Niki Lauda ha avuto un’insufficienza renale nella notte, e non ce l’ha fatta.
Esempio di incredibile forza di volontà, Niki Lauda ha dato un contributo enorme alla Formula 1: dalle vittorie in Ferrari e McLaren alla rivalità storica con James Hunt (celebre anche per il film “Rush”), la sua figura è una delle più iconiche dei 73 anni di storia del Circus, soprattutto dopo la sua rinascita dopo l’incidente avuto al Nürburgring nel 1976.
25 vittorie, 24 pole position, 54 podi e 3 titoli mondiali: Lauda è spesso messo tra i migliori piloti della storia, soprattutto per la freddezza che l’austriaco mostrava al volante, tanto da essere soprannominato “computer”.
Iconico è poi il suo “berretto rosso”: dopo l’incidente, dal quale Niki ne uscì parzialmente sfigurato, prese l’abitudine di girare con un cappellino di colore rosso, che presto divenne il suo simbolo agli occhi degli appassionati e dei media.
E ancora oggi, quattro anni dopo, è straordinario vedere che in Mercedes hanno conservato il posto dedicato a Niki, che tanto ha dato nei suoi ultimi anni di vita al team britannico, capace di vincere otto titoli costruttori consecutivi. Un ricordo che Lewis Hamilton e George Russell si portano ogni domenica con sè, con una delle tante stelle della Mercedes colorata di “Rosso Niki”.
Il suo ultimo desiderio? “Quando morirò, seppellitemi vestito con una tuta della Ferrari”.
E così fu.
Foto: Instagram.com/LewisHamilton, Formula 1, Twitter.com