75 anni di MotoGP: ecco come sono cambiate le protezioni dei piloti

di Giulia Amari

Correre in moto nel 1949 o nel 2024 per un pilota sarebbe stato molto diverso: ecco come sono cambiate le protezioni dei piloti di MotoGP

Nonostante ancora oggi nel 2024 in quasi ogni gara assistiamo a cadute o a incidenti tra piloti con conseguenti infortuni, (come ad esempio quello di Aleix Espargaro, uscito in barella durante le pre-qualifiche del GP di Olanda) la pericolosità dello sport è diminuita notevolmente rispetto ai suoi inizi, sebbene le prestazioni delle moto attuali siano aumentate notevolmente. Un ruolo importante in questo miglioramento della sicurezza sta nell’evoluzione del vestiario, del casco e di tutte le protezioni di cui sono fornite le tute dei piloti al giorno d’oggi.

ANNI ’50 e ’60

Agli inizi le protezioni erano ben poche. Tute intere si usavano già nei primi anni di gare, ma erano sprovviste di molte protezioni fondamentali. I primi caschi erano invece fatti in gomma, pelle, cuoio o sughero, ma nel giro di pochi anni per il guscio esterno del casco si preferì usare la vetroresina, materiale leggero, resistente agli urti e anche agli agenti atmosferici. I primi caschi non erano caschi integrali, ed erano sprovvisti di visiera: in sua sostituzione venivano usati un particolare tipo di occhiali, mentre i primi caschi integrali vennero introdotti solo verso la fine degli anni ’60.

Giacomo Agostini a bordo della sua MV Agusta. In quegli anni le protezioni dei piloti erano ridotte al minimo e la sicurezza del pilota non era ancora tutelata
Giacomo Agostini a bordo della sua MV Agusta. In quegli anni le protezioni dei piloti erano ridotte al minimo e la sicurezza del pilota non era ancora tutelata

ANNI ’70 E ’80


Soltanto alla fine degli anni ‘70 vennero introdotte le protezioni per la schiena, basate sull’osservazione della coda delle aragoste: le protezioni per la schiena dovevano essere infatti rigide per resistere agli urti, ma allo stesso tempo flessibili per non intralciare il pilota nei movimenti. Vennero poi integrate all’interno della tuta le ginocchiere, oggetto fondamentale per affrontare le curve con un angolo massimo di inclinazione.

Weyne Rainey a bordo della sua Yamaha. Da notare soprattutto il casco integrale e le ginocchiere
Weyne Rainey a bordo della sua Yamaha. Da notare soprattutto il casco integrale e le ginocchiere

ANNI ’90 E INIZIO DEL NUOVO MILLENNIO

Tra gli ultimi metodi volti a ridurre sempre di più gli infortuni possiamo menzionare le protezioni metalliche presenti sulla punta e sul lato degli stivali per la protezione delle dita dei piedi e poi quella che è probabilmente l’ultima invenzione per la sicurezza in pista: l’airbag integrato nella tuta per ridurre l’impatto del pilota al suolo.

Valentino Rossi. Si notano bene le protezioni presenti nei guanti, le ginocchiere più spesse e le protezioni metaliche degli stivali oltre che ovviamente al casco integrale
Valentino Rossi. Si notano bene le protezioni presenti nei guanti, le ginocchiere più spesse e le protezioni metaliche degli stivali oltre che ovviamente al casco integrale

Negli anni per ciascuna protezione sono stati fatti molti test antiabrasione e di resistenza agli impatti violenti. In MotoGP, ma come anche in tutte le altre categorie del motorsport, in ogni gara si sfidano velocità raggiungibili solo correndo al limite delle possibilità delle moto e del circuito.

Per questo motivo sarà inevitabile cercare di arrivare sempre più vicini ad avere uno scenario senza infortuni, argomento aperto e in continua evoluzione anche solo per quanto riguarda l’utilizzo di materiali più efficienti per lo scopo desiderato. La sicurezza dei piloti deve infatti essere sempre messa al primo posto, vista anche la pericolosità di uno sport come il motociclismo.

FOTO: MotoGP, MV Agusta, Weyne Rainey, Valentino Rossi

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