Il nostro racconto su François Cévert, pilota di Formula 1 prematuramente scomparso nel 1973
François Cévert, un altro pilota che, come tanti altri appartenenti al primo ventennio della Formula Uno e non solo, ha perso prematuramente la vita tra le curve e i rettilinei del circuito di Watkins Glen.
Una finestra sulla vita di Cévert
Prima di tutto, chi è François?
François nasce in un periodo molto controverso, in una Parigi sconfortata dall’occupazione nazista verso la fine della seconda guerra mondiale. Il padre, Charles Goldenberg, ebreo di origini russe, dopo il matrimonio con Huguette Cévert decide insieme a lei di assegnare ai loro figli il cognome ‘Cévert’ per evitare loro una vita fatta di persecuzioni.
È grazie al fidanzamento di sua sorella Jacqueline con Jean-Pierre Beltoise, pilota di moto e successivamente anche di monoposto, che François si addentra nel mondo dei motori arrivando a iscriversi alla scuola di automobilismo situata nei pressi della grande città in cui era nato e cresciuto.
François diventa subito abile al volante tanto che, dopo un periodo passato in Formula 3 e in Formula 2, già alcuni team di Formula 1 lo avevano notato. Tuttavia, il pilota francese dagli occhi blu cielo che hanno incantato chiunque se li fosse trovati davanti, non è bravo solo in pista: sa suonare il pianoforte, guida un aereo privato e ha molta fortuna in fatto di relazioni.
Cévert entra in Formula 1
Tornando a parlare di Formula 1, è la Tyrrell a dare il benvenuto al parigino sotto il consiglio di Jackie Stewart, con il quale nascerà una grandissima amicizia. Il 21 giugno 1970, nel famoso circuito di Zandvoort, Cévert alla guida della March del team Tyrrell fa il suo debutto fermandosi però al trentunesimo giro. Purtroppo per lui questo non sarà l’unico ritiro della stagione.
Il 1971 è sia l’anno della conferma di Cévert con il team Tyrrell accanto a Jackie Stewart, sia l’anno della rivoluzione del team stesso: la scuderia, essendo cresciuta, adesso si costruisce da sola i telai per le proprie vetture.
La stagione inizia ma i primi Gran Premi sono sicuramente da mandare in archivio, quasi da dimenticare. I successivi, invece, sono un continuo sali-scendi per il francese. Anche grazie al suo aiuto, il compagno di squadra Jackie si porta a casa il titolo di campione del mondo. Sempre nello stesso anno, negli Stati Uniti, François vince la sua prima gara e si porta a casa il terzo posto nella classifica generale piloti.
L’anno 1972 non gli ha portato poi così tante soddisfazioni, ma François si è sicuramente consolato con un secondo posto alla prestigiosa 24h di Le Mans.
Purtroppo ogni cosa è destinata a finire, prima o poi, e il 1973 è per Cévert l’anno della fine.
La stagione inizia con un duello serrato Stewart-Fittipaldi, portato avanti dall’anno precedente; è in questo periodo che Cévert acquista una fama a livello nazionale.
Se con la prima parte del campionato sarebbe stato in grado di portarsi a casa il secondo posto in classifica generale, le successive gare non vanno secondo l’esito sperato. Il 23 settembre 1973 è una data che segna l’inizio della fine: Cévert rimane coinvolto in un incidente e riporta una ferita alla caviglia.
Poco tempo dopo, il 6 ottobre dello stesso anno, durante un’assolata sessione di qualifiche autunnali del Gran Premio degli Stati Uniti, Cévert non corre per fare da spalla all’amico e già campione Jackie Stewart, corre per sé. Cévert vuole la prima posizione, è assetato di vittoria. Tuttavia il destino aveva ben altro in serbo per lui.
Cévert e la sua tragica morte
Nella parte iniziale del tracciato la sua monoposto non curva e accade quello che Stewart definirà come un disastro aereo: un incidente a 200 km/h, un impatto violento di cui tutti già immaginavano il risultato. Un risultato che nessuno avrebbe mai voluto sentire, né allora né mai. I sogni di un altro giovane spezzati da delle barriere di metallo.
La morte del ventinovenne francese sconvolge l’intero circus della Formula 1, Stewart stesso rinuncerà a correre la sua centesima gara per abbandonare uno sport che, almeno al tempo, non includeva certezze di nessun tipo.
Foto: Schlegelmilch