Il rinominato “Christian Horner Gate” rischia di far saltare completamente l’ambiente Red Bull: che disastro, da chi si professava impeccabile…
“Mai visto cuesto“… uso le parole di Marc Genè per dirlo: ciò che sta accadendo in Red Bull è follia. Il Christian Horner Gate, con l’inglese che avrebbe mandato foto private ad una collega, la quale ha denunciato tutto, rischia di rompere la meravigliosa armonia creatasi a Milton Keynes. Raramente, non solo in F1 ma nello sport in generale, si è visto ciò: dopo l’annata più dominante della storia (95.45% di gare vinte), i campioni del mondo generano un caos interno, senza precedenti in F1, quando ormai, a 2024 nemmeno iniziato, il titolo mondiale sembra già cosa quasi certa per la scuderia di Milton Keynes.
E permetteteci, dopo anni di “metodo Red Bull Racing”, basato sulla disciplina impeccabile, sull’impossibilità di commettere errori e sulla volontà di avere tutto e subito, a costo di stroncare carriere ai piloti (vedi Nyck De Vries, lasciato a casa dopo soltanto dieci gare), mettere a serio rischio un dominio mai visto in 75 anni di Formula 1 soltanto per alcune foto è un autogol incredibile, imbarazzante.
Da chi ci ha sempre mostrato di volere e ottenere la perfezione, pensare di perdere 2 delle 4 pedine fondamentali (Christian Horner e Adrian Newey, lasciando soli Verstappen e Marko) per un caos del genere, per il “Christian Horner gate“, lascia davvero perplessi tutti.
Questa era però in realtà una bolla pronta ad esplodere: erano chiare a tutti le frizioni e la “divisione” fra Christian Horner e Helmut Marko, e probabilmente il sistema era tenuto in piedi soltanto da Max Verstappen, che dal 2021 non sbaglia più un colpo.
Attendiamo le ufficialità, ma per Red Bull e soprattutto per Christian Horner il verdetto della dirigenza (previsto per venerdì 9) rischia di essere letale, in particolare come danno d’immagine.
E a sfregarsi le mani potrebbero essere i vari De Vries, Albon, Gasly, Kvyat e compagnia bella, che dal mondo Red Bull hanno tutti preso potenzialmente (e a volte anche effettivamente) delle batoste letali alla loro carriera.
Foto: Oracle Red Bull Racing
Di: Stefano Zambroni